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Fototrappole Rifiuti: Action Bear Combatte Chi Inquina!

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Uno dei problemi maggiormente diffusi nella nostra epoca è relativo alla produzione di enormi quantitativi di rifiuti che, oltre ad essere estremamente abbondanti, nella maggior parte dei casi non sono differenziati.

Di conseguenza il loro impatto ambientale può rivelarsi veramente devastante, soprattutto perché è piuttosto frequente che vengano scaricati abusivamente in luoghi aperti, dove contribuiscono a peggiorare in maniera drammatica l’inquinamento ambientale.

I rifiuti, che sono materiali di scarto, residui non sempre innocui, sostanze solide e liquide di vario genere, si dividono in 3 categorie, e precisamente:

  • rifiuti urbani, comprendenti quelli domestici prodotti dalle abitazioni, quelli non domestici non pericolosi, quelli pubblici e i resti vegetali delle potature e del taglio di erba;
  • rifiuti speciali, comprendenti i derivati da attività agricole, artigianali, industriali e commerciali, quelli ospedalieri e i materiali edilizi;
  • rifiuti pericolosi, comprendenti sostanze e composti tossici e nocive alla salute degli esseri viventi e dell’ecosistema ambientale.

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Indistintamente tutti i rifiuti producono inquinamento, sotto forma di liquami, di componenti solide o gassose e comunque di qualsiasi prodotto in grado di entrare a contatto col terreno, con le falde acquifere e con l’atmosfera.

Solidi, liquidi oppure aerei, gli inquinanti costituiscono comunque un fattore gravemente impattante sulla natura, in quanto possono entrare nel ciclo biologico degli esseri viventi (uomo e animali) e dei vegetali.

La Comunità Europea ha stabilito alcune linee guida (spesso disattese dalla popolazione) che prevedono:

  • limitare per quanto possibile la produzione dei rifiuti;
  • separare correttamente i rifiuti;
  • riciclare i materiali che lo consentono;
  • utilizzare le apposite discariche per eliminarli.

È un dato di fatto che tali direttive non vengono seguite come sarebbe auspicabile perché, già a partire dalla fonte, non viene rispettata la separazione dei vari materiali e di conseguenza la raccolta differenziata non ha più nessuna efficacia.

Oltre a ciò, un problema di grande impatto ecologico si collega alle discariche abusive, aree spesso non controllate, in cui si verifica lo smaltimento illecito dei materiali di scarto.

Un simile comportamento, che è diventato nel tempo un vero e proprio business alquanto redditizio, si sta diffondendo a macchia d’olio, soprattutto ad opera di industrie e aziende di grandi dimensioni, che si trovano costantemente alle prese con problemi di spazio.

Le vie illecite per eliminare i rifiuti sono infatti decisamente meno costose e richiedono meno tempo e fatica rispetto a quelle legali.

A differenza dell’abbandono occasionale dei rifiuti, un fenomeno che, pur essendo pericoloso, non incide in maniera massiccia a livello ambientale, le discariche abusive rappresentano un comportamento estremamente pericoloso in quanto pianificato e continuativo.

Alcune zone incustodite e spesso nascoste, che si trovano sparse un po’ ovunque, vengono quindi considerate luoghi ideali per abbandonare ingenti quantitativi di materiali di scarto indifferenziato e dunque ancora più inquinante.

Tali aree, che di solito sono gestite da persone intenzionate a trarre vantaggio da simili condizioni, vengono riempite in maniera abituale e pianificata, con rifiuti sottoposti a smaltimento non regolamentare.

È chiaro che l’accumulo di materiali stratificati, che aumentano esponenzialmente porta a un progressivo deterioramento delle condizioni ambientali non soltanto locali, ma anche globali (a causa dei gas tossici che si sprigionano dalle discariche abusive).

Per tentare di arginare questa piaga ecologica è quindi indispensabile poter disporre di adeguati controlli che devono essere continuativi h24, dato che lo scarico dei rifiuti si verifica di giorno, ma soprattutto di notte, quando la mancanza di luce consente ai malintenzionati di occultare meglio i materiali da eliminare.

Controlli del genere sono finalizzati innanzi tutto a individuare le filiere illecite che stanno alla base del processo, per poi visionare e archiviare i momenti direttamente collegati allo smaltimento illegale.

Per raggiungere tali obiettivi, un supporto di estrema utilità è costituito dalle fototrappole per rifiuti, apparecchi che possono essere invisibili e che riescono a scattare foto e a girare video senza emettere suoni e neppure fasci di luce, dato che sfruttano le funzioni di LED infrarossi a bassa emissione.

Fototrappole rifiuti: caratteristiche

Le fototrappole per rifiuti sono dispositivi utilissimi per monitorare ampie estensioni di terreno incustodito, dove si verifica l’abbandono illecito dei rifiuti.

Si tratta di strumenti digitali di ultima generazione che si attivano istantaneamente e in maniera autonoma nel momento in cui un oggetto in movimento transita nel loro campo visivo.

Quando l’ambiente monitorato è deserto e non succede nulla, la fototrappola rimane in stand-by, una condizione per cui è funzionante, ma non è attiva (in modo tale da non consumare energia).

Quando invece si verificano spostamenti di persone, i suoi sensori di movimento attivano il meccanismo d’azione dell’apparecchio, che incomincia subito a scattare foto oppure a girare video.

Simili funzioni sono possibili sia di giorno che di notte, in quanto la presenza di LED a infrarossi a bassa emissione consente di illuminare la scena (e quindi di realizzare immagini), ma senza allertare le persone.

Di conseguenza i dati ottenuti sono estremamente affidabili e attendibili proprio perché dipendono da registrazioni realistiche al 100%.

La principale caratteristica di una simile fototrappola è quella di poter inviare, in tempo reale, foto e video a un device di riferimento, per consentire all’operatore (che si trova in un altro posto) di visionare la situazione ed eventualmente di archiviare le notizie ricevute.

In questo modo è possibile servirsi, anche per scopi legali, della documentazione registrata, che permette di identificare gli individui responsabili dello scarico abusivo dei rifiuti.

Un altro requisito peculiare di tali strumenti è la loro chiusura ermetica, protetta da uno sportello chiuso con serratura di sicurezza spesso protetta da una password, il cui accesso è dunque consentito soltanto al personale autorizzato.

Questo apparecchio è formato da due parti, che sono il corpo macchina (interno) e la scatola-contenitore (esterna); quest’ultima ha il compito di racchiudere e proteggere la componentistica digitale da qualsiasi insulto climatico, ambientale o anche da potenziali manomissioni.

Nella parte anteriore della scatola sono presenti solitamente due fori, di cui quello più in alto accoglie l’obiettivo, mentre l’altro contiene il sensore PIR frontale di movimento.

In basso si trova infine il display (generalmente da 2,4 pollici), tramite cui è possibile visualizzare lo stato funzionale dell’apparecchio e impostare tutte le sue funzioni.

Internamente si trova uno slot entro il quale viene alloggiata la scheda di memoria oppure la SIM card, a seconda dei modelli.

Sui fianchi della fototrappola ci sono gli agganci per le cinghie con cui si può posizionare in sicurezza lo strumento sul supporto più indicato, che solitamente è un ramo di albero oppure un palo della luce.

L’apparecchio deve essere posizionato in una posizione elevata (tra 2 e 3 metri), per avere la possibilità di monitorare ampi spazi di territorio.

Il suo angolo visivo è di norma compreso tra 90 e 120 gradi.

fototrappole abbandono rifiuti

Sempre anteriormente la fototrappola per rifiuti è fornita di LED infrarossi a bassa emissione, indispensabile per consentire la produzione di scatti o video in assenza di luce.

Quanto più potente è il LED, tanto migliore risulta la resa delle immagini (fisse o in movimento) notturne.

Complessivamente questo dispositivo digitale per sorveglianza delle discariche abusive non è molto differente da quelli utilizzati per scopi naturalistici oppure venatori, anche se le sue prestazioni sono migliori e più precise.

Tra i vari modelli progettati a questo scopo, la Action Bear è uno dei più performanti e affidabili, grazie ad alcune specifiche caratteristiche.

Action Bear è una fototrappola a infrarossi invisibili a 940NM, particolarmente indicata nel monitoraggio delle discariche abusive grazie alla presenza dell’innovativo sistema a doppia lente CMOS.

Si tratta di un dispositivo brevettato che prevede l’impiego di due obiettivi: uno per le riprese diurne e l’altro per quelle notturne, allo scopo di migliorare considerevolmente la resa finale dei dati ottenuti.

Infatti la differente sensibilità dell’apparecchio in presenza di luce o in sua assenza permette di evitare i temuti effetti di sfocatura delle foto e delle riprese, oltre a mantenere i colori del tutto aderenti alla realtà.

Il doppio sensore fotografico, che rappresenta il punto di forza dell’apparecchio, è stato progettato per scattare foto perfette anche con un trigger time compreso tra 0,2 e 0,6 secondi.

L’ottima risoluzione in 32 Mp delle riprese dipende da materiali qualitativamente eccellenti che costituiscono l’apparato ottico.

La sua autonomia, che è molto prolungata (da 6 a 8 mesi) dipende dall’inserimento di pile alcaline (4 o 8) che supportano una scheda SD con capacità fino a 512 GB.

L’angolo di visione, che è di 90 gradi, permette di illuminare un ampio spazio, contribuendo a monitorare le aree di discarica abusiva anche di notte.

Infatti, il sensore a infrarossi invisibili, che entra in azione nel momento in cui si verifica un movimento, è in grado di illuminare la scena in maniera attendibile e precisa, e quindi di ottenere immagini ad alta risoluzione.

La fototrappola è completamente impermeabile poiché la scatola contenitore esterna è dotata di finiture auto-sigillanti identificabili con l’indice di protezione IP66, uno dei più performanti in assoluto.

Il display di 2,4 pollici è retroilluminato, così come i tasti della pulsantiera, disposti lateralmente; le dimensioni del prodotto sono 17x17x7,5 centimetri, il peso è di 800 grammi e la sua parte esterna è rivestita da disegni mimetici.

Essendo venduta da un’azienda italiana che si occupa di apparecchi fotografici per osservazioni naturalistiche e videosorveglianza, la fototrappola viene venduta con un libretto di istruzioni intuitivo e di semplice consultazione, che permette di velocizzare moltissimo il suo settaggio.

Mediante il cavetto USB in dotazione, è possibile collegarsi al PC per visualizzare su ampio schermo tutti i dati archiviati nella scheda di memoria

Fototrappole abbandono rifiuti: come funzionano

I due componenti distintivi della fototrappola sono:

  • sensore di movimento;
  • led infrarosso a bassa emissione (PIR).

Questi elementi svolgono la loro funzione insieme all’obiettivo fotografico, per garantire un’ottima velocità di scatto (trigger time) e una resa ottimale delle immagini ottenute.

Il meccanismo d’azione è estremamente semplice e prevede tre step:

  • rilevazione del movimento, grazie ai sensori PIR;
  • attivazione della fototrappola (con eventuale intervento del led in assenza di luce);
  • scatto della foto o ripresa del video.

A questo punto i dati vengono salvati nello slot per offrire l’opportunità di essere visualizzati in un secondo tempo.

La fototrappola Action Bear contiene una scheda SD di alta qualità che supporta la funzionalità in full HD.

Grazie alla sua innovativa tecnologia, la fototrappola invia in tempo reale i dati al device di riferimento, che è gestito da remoto; sono disponibili anche dei servizi in cloud per ricevere foto e video su un’unica piattaforma.

Una volta impostata e settata, la fototrappola incomincia immediatamente a funzionare mantenendo lo stato di standby fino al momento in cui i sensori di movimento vengono stimolati dal passaggio di persone.

Immediatamente i fotogrammi incominciano a generarsi, per poi essere salvati nella scheda SD oppure inviati direttamente all’operatore.

Per avere la certezza di monitorare h24 le discariche abusive, è indispensabile impostare correttamente data e ora, prima di attivare il meccanismo del dispositivo.

È importante anche regolare in gradi di intensità degli infrarossi dopo aver selezionato la modalità “notte”, in quanto il raggio del led può essere diretto verso il basso con una differente angolazione.

Di solito l’angolo ideale è quello compreso tra 90 e 120 gradi, poiché permette di controllare una zona piuttosto estesa ma senza alterare la qualità delle immagini.

Fototrappole rifiuti: come piazzarle e nasconderle

La fototrappola Action Bear per rifiuti si può mimetizzare perfettamente con l’ambiente dove viene inserita poiché la sua scatola esterna è rivestita da motivi camouflage.

Per garantire la massima funzionalità, è indispensabile piazzare il dispositivo a un’altezza compresa tra 2 e 3 metri, utilizzando di solito un ramo d’albero oppure un palo della luce.

Bisogna tuttavia evitare che davanti all’obiettivo sia presente troppa vegetazione, che potrebbe nascondere i soggetti da riprendere: una buona regola è quella di legare la fototrappola nel punto di inserzione del ramo sul tronco (per far aderire perfettamente le cinghie al supporto), avendo cura di sfoltire la vegetazione che si trova davanti alle lenti.

Qualora venga utilizzato un palo della luce, è preferibile sceglierne uno non isolato ma posto vicino a qualche albero o cespuglio; infatti, per essere realmente funzionale e utile, l’apparecchio deve risultare invisibile all’occhio umano.

Gli esperti di fototrappolaggio suggeriscono anche di nascondere lo strumento all’interno di ceppi di alberi cavi, in vicinanza di nidi finti oppure nelle mangiatoie degli uccelli, dove comunque l’angolo visivo risulta libero.

L’altezza ideale per montare la fototrappola è compresa tra 1 e 2 metri, dato che se inserita troppo in alto potrebbe riprendere un’area più contenuta.

Una volta piazzata correttamente, essa è utilissima quando è necessario avvisare immediatamente gli operatori di riferimento (che in alcuni casi sono le forze dell’ordine) per consentire loro di intervenire nel minor tempo possibile, per cogliere in flagranza i malintenzionati.

Grazie alle loro dimensioni molto contenute, questi strumenti non deturpano l’ambiente, non provocano fastidio ad eventuali animali e sono innocui e sicuri anche per le persone.

La possibilità di disporre di un’autonomia in standby fino a 8 mesi limita enormemente la manutenzione, dato che la fototrappola può essere montata e lasciata senza controllo per un simile periodo.

Infatti, la protezione esterna waterproof elimina il rischio di malfunzionamenti dovuti alle avverse condizioni climatiche e la sua perfetta mimetizzazione riduce i tentativi di manomissione.

Per ottenere le massime prestazioni funzionali è necessario montare bene il prodotto che deve essere invisibile ma disporre di un buon raggio d’azione.

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